Curiosità e dove mangiare

Donato
Curiosità e dove mangiare

Che cos'è un trullo ?

I trulli di Puglia, strutture note in tutto il mondo per la loro bellezza ed unicità, rappresentano uno degli esempi più straordinari dell'architettura popolare italiana. Diffusi su tutto il territorio pugliese, raggiungono la massima concentrazione ed espressione artistica nella Valle d'Itria. Entrando in questa zona, contraddistinta da morbide ondulazioni collinari coperte di vigneti e di verdi macchie di boschi, rigata da bianchi muretti a secco, punteggiata da case bianche con una bruna copertura a cono, il turista, anche il più distratto, ha la sensazione di essere entrato in un territorio senza tempo, quasi magico. E questa stessa sensazione la si prova passeggiando tra i vicoli dei paesi della Murgia dei trulli: Alberobello, Locorotondo, Cisternino e Martina Franca. Le origini Le origini del trullo sono molto controverse. Se ci riferiamo al termine "trullo" o "truddhu" (così come lo si chiamava originariamente rifacendosi alla dizione popolare) questo lo ritroviamo solo nelle prime bibliografie dedicate all'argomento risalenti alla seconda metà dell'800. Nei vocabolari di lingua italiana, addirittura, tale parola non vi compare se non nel '900. In precedenza, ma mai prima del '700, i trulli vengono comunque menzionati nelle relazioni dei viaggi compiuti in Puglia da eruditi del tempo, che li definivano, però, nei modi più disparati (per esempio come "tuguri ben fatti di pietre a crudo"). Se invece si parla del tipo di costruzione, in pietra a secco ed in aggetto, si può andare molto indietro nel tempo e considerarlo come la continuazione di un tipo architettonico primitivo ed autoctono che risale ad epoche preistoriche. Molto spesso infatti nelle zone di sviluppo dei trulli si rinvengono reperti archeologici di epoca preistorica come suppellettili, punte di freccia e fondazioni di capanne in pietra di insediamenti dell'età del bronzo, tipiche, quest'ultime, di civiltà stanziali ben definite. L'abbondanza della materia prima, ovvero di formazioni calcaree particolarmente idonee all'utilizzo quale materiale da costruzione, ha fatto sì che tale tipo architettonico divenisse quello preferito nella costruzione di ripari ed abitazioni. Il fatto che non si ritrovino trulli risalenti all'antichità è giustificato dalla pratica dettata da motivi puramente economici di abbatterlo e ricostruirlo, piuttosto che provvedere a riparazioni, nel caso di dissesti dovuti al tempo o ad altre cause. A titolo di curiosità facciamo presente che il trullo più antico del quale si ha notizia è quello in contrada Marziolla risalente al 1559, così come inciso sull'architrave della sua porta. Per concludere riporto una curiosa storia legata alle origini del trullo. Esiste in Turchia un villaggio composto da migliaia di trulli: è il villaggio di Harran o, indicandolo col suo antico nome, Caran. Proprio da Caran partì, duemila anni prima della nascita di Cristo, il patriarca Abramo per raggiungere con il suo popolo la terra di Canaan. L'attuale Harran fu ricostruito circa mille anni fa, in corrispondenza della conquista bizantina della Puglia quando, cioè, alcune comunità ebraiche ed orientali si stabilirono fra Bari e Taranto. È probabile che proprio in quella occasione l'architettura a trullo sia stata trapiantata in Puglia; il trullo, quindi, secondo questa storia, potrebbe addirittura vantare una origine biblica. In ogni caso ciò che ha fatto del trullo di Puglia una espressione architettonica unica al mondo è la sua continuità d'uso che ha favorito il formarsi di una propria caratteristica architettura ben più evoluta rispetto a quella riscontrabile in tutte le altre tipologie "a trullo " esistenti in altre zone nel mondo. Evoluzione Come già detto in precedenza, il trullo ha le sue origini che risalgono alla preistoria; nel corso dei millenni la sua originaria struttura architettonica è andata man mano modificandosi trasformandosi da semplice riparo di fortuna ad una vera e propria abitazione non priva di comfort. Tale evoluzione è riscontrabile in maniera particolare solo in alcune zone della Puglia, quali la "Murgia dei Trulli", ovvero quella zona che comprende i comuni di Alberobello, Locorotondo, Martina Franca e Cisternino. Il trullo primordiale altro non era se non una sorta di semplice capanna in pietra a pianta pressoché circolare. In essa si riconoscono quattro elementi costruttivi: il muro, l'arco trilitico dell'ingresso, la volta a calotta ed il tetto, tutti costituiti da pietra calcarea senza alcun tipo di legante. Da questa forma originaria il trullo si evolve acquisendo caratteristiche architettoniche da altre culture; è tipica di tale trasformazione la sostituzione dell'arco trilitico dell'ingresso con l'arco romano a tutto sesto sormontato, comunque, da un timpano triangolare. Allo stesso modo, per rispondere sempre meglio alla sua funzione di abitazione, la forma base si arricchisce di particolari architettonici e funzionali quali il focolare, le finestre, una cisterna posta sotto il trullo stesso per la raccolta e la conservazione delle acque piovane, una pavimentazione a basole di calcare. In un secondo momento la pianta da circolare diventa quadrata e si cominciano ad addossare più trulli tra di loro formando vere e proprie abitazioni unifamiliari, costituite da un ampio vano centrale e da diverse stanze o dipendenze laterali. Infine si verificano sempre più evidenti adattamenti all'uso domestico del trullo, si creano mensole in aggetto e nicchie per la conservazione di beni e suppellettili, si intonacano le pareti interne, il muro portante esterno e le parti superiori del tetto in prossimità dei pinnacoli. È proprio questa continua evoluzione che contraddistingue i trulli rispetto ad analoghe tipologie architettoniche presenti in tutto il mondo e ne fa un patrimonio culturale ed artistico unico nel suo genere. Tale importanza, fra l'altro, è stata riconosciuta dall'UNESCO il 5 Dicembre 1996 quando ha dichiarato i trulli di Alberobello patrimonio dell'intero pianeta, inserendo questa città nella lista del Patrimonio Mondiale (World Heritage List). I motivi che hanno fatto sì che i trulli si evolvessero nel corso dei secoli fino ad arrivare, ancora perfettamente funzionali, sino ai nostri giorni sono da ricercarsi in tutta una serie di circostanze economico-sociali e culturali. Tra i questi il più importante è sicuramente il particolare sistema insediativo tipico della "Murgia dei Trulli". In questa zona, fino ai primi decenni del '900, si riscontra una altissima percentuale di popolazione residente al di fuori dei centri urbani, in controtendenza con quella che è la realtà di altre zone, anche prossime, della Puglia e del Sud Italia in genere durante lo stesso periodo. Le cause di tale situazione sono da ricercarsi nell'accentuato frazionamento dei fondi e nella pratica della vendita o affitto dei terreni agricoli a piccoli lotti. Tutto ciò implicava la necessità di una continua cura delle colture e quindi di una costante presenza in campagna; ovviamente il trullo, proprio per le sue caratteristiche di economicità e sicurezza, per la sua capacità di raccogliere e conservare l'acqua piovana (cosa fondamentale per una regione così arida), oltre che per gli usi ed i costumi risalenti ad ataviche tradizioni, si prestava quale dimora ideale per chi doveva provvedere alla cura del fondo agricolo, trasformandosi così da semplice rifugio di fortuna in vera e propria dimora, spesso ben fatta e particolarmente curata. Diffusione La tipologia architettonica a trullo o a tholoi, ovvero quegli edifici di pianta pressoché circolare costruiti in pietra a secco in aggetto, sono presenti in moltissime zone della terra: in Siria, in Libia, in Sud Africa, nelle isole Canarie, in Spagna, in Provenza, in Bretagna, in Irlanda, in Scozia, in Svezia, in Islanda, in Dalmazia, in Istria. In Italia la ritroviamo, oltre che in Puglia, in Liguria, in Sardegna, a Pantelleria. La diffusione di questa struttura, nelle le zone dell'Asia, dell'Africa e dell'Europa, è testimonianza, oltre che effetto, dell'esistenza in queste aree di una civiltà piuttosto uniforme le cui origini risalgono all'età della pietra. Questa origine comune è provata anche da studi archeologici ed etimologici su reperti ceramici, su monumenti megalitici ed etimi comuni alle diverse zone. Ovviamente la diffusione del tholoi in aggetto è stata possibile solo in quelle zone dove sono state soddisfatte particolari condizioni geomorfologiche ed ambientali. In Puglia tali condizioni sono legate innanzitutto l'abbondanza della materia prima, la pietra calcarea che si ritrova un po' dappertutto, dotata di particolari caratteristiche meccaniche e fisiche che hanno favorito e facilitato questo tipo di costruzione. E ciò è ancora più vero se si pensa alla necessità di spietrare tali terreni per renderli idonei alla coltivazione, non soltanto ammonticchiando le pietre in cumuli al fine di ridurne l'ingombro, ma anche utilizzandole sia per la costruzione di muretti a secco per la delimitazione delle proprietà, sia per la costruzione di ripari (i trulli, appunto). In Puglia il trullo è presente in tutte le zone della regione, assumendo però connotati e forme diverse, attribuibili da un lato alle diverse caratteristiche dei materiali da costruzione locali, dall'altro alle differenze socio-culturali che, come già detto, hanno avuto un peso notevole sullo sviluppo del trullo. Partendo dalla provincia di Foggia, dove si contano pochissimi trulli, ed entrando in provincia di Bari si incontra una prima concentrazione nella zona compresa fra Barletta, Ruvo e Bari. Anche nei comuni dell'entroterra barese se ne ritrovano, ma non in abbondanza. Proseguendo verso Brindisi lungo le campagne comprese tra la costa e l'entroterra se ne riscontra una certa diffusione, così come nell'entroterra a Sud-Ovest di Brindisi. Tra Brindisi e Lecce si contano solo alcuni esempi isolati, per ritrovarne una notevole diffusione lungo tutta la fascia costiera adriatica e ionica. La concentrazione dei trulli diminuisce man mano che ci si sposta verso la parte centrale della penisola salentina e risalendo il litorale ionico verso Taranto rimanendo, però pur sempre elevata. Ma la zona che presenta la massima concentrazione di trulli e, contemporaneamente, la tipologia più evoluta di questo tipo architettonico, è certamente la zona della Murgia dei trulli. Questo territorio, a cavallo delle province di Bari, Brindisi e Taranto e comprendente i comuni di Ceglie Messapica, Martina Franca, Locorotondo, Cisternino, Alberobello, Noci, Putignano e Castellana, è uno spettacolo unico al mondo. La valle d'Itria con i suoi vigneti ed oliveti, la Selva di Fasano con i suoi boschi di pini e di querce, sono ampiamente disseminati di trulli, ora isolati, ora più vicini, con i loro muri bianchi di calce, i loro tetti bruni sui quali spiccano il pinnacolo ed i simboli (magici e cristiani) tracciati col latte di calce. E poi Alberobello, la "Capitale dei Trulli", che con i suoi due rioni, il Monti e l'Aia Piccola, costituisce l'esempio più rappresentativo e pittoresco della "cultura del trullo": solo qui infatti i trulli si ritrovano raggruppati a formare un vero e proprio paese. La spiegazione di questa particolarità sta nella storia stessa di Alberobello: nella seconda metà del XVI secolo la zona di Alberobello cominciò a popolarsi di contadini. I Conti di Conversano, dominatori di quel piccolo feudo, obbligarono i coloni a costruire le proprie dimore a secco, in modo tale da poterle facilmente demolire nel caso di ispezione regia; tale obbligo era, in pratica, una astuzia dei Conti per evitare il pagamento del tributo dovuto, secondo la "Prammatica Baronibus", per il nuovo agglomerato urbano che si veniva a creare. Nel 1797 a seguito delle proteste di un gruppo di cittadini di Alberobello, Re Ferdinando IV di Borbone emanò un Decreto in base al quale il piccolo villaggio divenne libero dal giogo dei Conti di Conversano. In quell'occasione venne eretta ad Alberobello la "Casa d'Amore", prima costruzione in cui si fa uso di calce, malta e bolo. Le forme I trulli si sono diffusi in quelle zone dove le caratteristiche geomorfologiche dei terreni assicuravano una notevole disponibilità della materia prima per la loro costruzione. Allo stesso modo le diverse forme dei trulli sono strettamente connesse alle proprietà fisiche e meccaniche dei materiali da cui essi sono costituiti. Nel complesso delle Murge il tetto, ricoperto da chiancarelle, è perfettamente a cono con inclinazione di circa 45 gradi; il basamento è a pianta circolare o quadrata, non intonacato (al più imbiancato); a volte si nota la presenza di un tamburo intonacato che raccorda la base al tetto. Possono essere costituiti da più trulli addossati tra loro. Da questa forma si sono evoluti i trulli visibili ad Alberobello, i quali sono per lo più a pianta quadrangolare, senza tamburo di raccordo e con il basamento intonacato. La struttura Il trullo pugliese è una espressione architettonica la cui forma può risultare alquanto varia. Il trullo si compone di 2 elementi strutturali principali: il basamento e la volta. Il basamento, sia a pianta circolare che quadrangolare, è costituito da strati di pietre ben sovrapposte; lo spessore è in funzione dell'ambiente da realizzare in quanto, in parte, il basamento ha una funzione di contenimento delle spinte orizzontali che si ingenerano per la presenza della cupola nonostante questa abbia una struttura tale da renderle realmente minime. In fase di messa in opera vengono ricavati nella muratura l'ingresso ed eventuali finestre e nicchie. La parte interna della muratura viene di solito riempita da pietre più piccole. Raggiunta l'altezza stabilita, il muro verticale viene spianato e si passa alla costruzione della volta. La volta del trullo, o "cannela", si rifà al metodo di costruzione a tholos in aggetto. Questo metodo di costruzione prevede la messa in opera di una serie di anelli concentrici sovrapposti orizzontalmente gli uni agli altri. In pratica, partendo dal colmo del basamento, le pietre (le cannele) che formeranno il primo strato della volta vengono disposte in aggetto verso la parte interna del trullo, costituendo un anello sufficientemente rigido grazie al contrasto laterale fra le pietre dello stesso strato, assicurato, eventualmente, anche da opportune zeppe incuneate fra le code (ovvero la parte non in aggetto) delle pietre adiacenti. Su questo primo anello vengono sovrapposti in aggetto i successivi, di diametro sempre minore, fino a raggiungere una apertura minima che viene chiusa da un'ultima pietra: la serraglia. In questo modo e senza nessuna céntina o impalcatura viene creata la volta del trullo, una semplice struttura in pietra che si regge per gravità e per contrasti laterali, senza l'ausilio di alcun legante. A volte l'intradosso della cannela viene ripulito dagli spigoli sporgenti dei vari anelli, formando uns superficie liscia e ben rifinita, molto simile a quelle caratteristiche dalle volte spingenti. Le rifiniture del trullo prevedono, poi, il completamento del tetto con il rivestimento a "chiancole" e con il "pinnacolo", oltre che l'intonacamento, non sempre realizzato, delle superfici interne e l'imbiancatura a calce delle pareti esterne. Le chiancole o chiancarelle sono delle lamine sottili di pietra calcarea scistosa (tipo l'ardesia) dello spessore compreso fra i 3 ed i 7 cm. che vengono disposte sull'estradosso della volta, sia sulle code delle cannele che sulla zavorra posta su di esse, con pendenza verso l'esterno al fine di agevolare lo scolo delle acque. Vengono sistemate a squame in modo tale che le superiori non coincidano con le inferiori. Tutta l'operazione, detta inchiancatura, termina con la posa del pinnacolo. I pinnacoli Le forme adottate nella realizzazione dei pinnacoli traggono origine dal culto betilico, professato dai popoli primitivi orientali. Questo culto, il cui nome betilico deriva dal latino baetulos, pietra sacra, si basava sull'adorazione delle "pietre azzurre o pietre livide", come meteoriti o aeroliti, ritenute figlie del sole e delle stelle perché cadute dal cielo e in grado di sprigionare scintille di fuoco. I pinnacoli dei trulli più antichi presentano dei chiari richiami a questo culto: i pinnacoli a palla o a disco, posto orizzontalmente, sono rappresentazioni della sfera e del disco solare; quelli a forma di piramide (a quattro o a cinque facce) o di cono, sono un richiamo alla pietra sacra del baìtulos. Nei trulli più recenti queste forme hanno assunto delle fogge esteticamente più evolute per adattarsi alla simbologia delle religioni successive, in particolare quella cristiana, come le croci. I simboli L'arte primitiva, già constatabile nelle forme dei pinnacoli, diventa più varia e complicata nei segni, nelle figure simboliche, nei monogrammi, negli emblemi e nelle sigle tracciate con latte di calce sul dorso dei tetti conici. La maggior parte dei simboli sono di origine religiosa cristiana e spaziano dalla croce al monogramma cristiano, dai simboli della passione al cuore trafitto, dal raggiante Sacramento al Calice Eucaristico. Altri sono pagani come il gallo, la serpe, il ferro di cavallo, le corna di bue o di ariete e primitivi come circoli, triangoli, linee rette e curve, svastiche gammate come quelle che si rinvengono su alcuni antichi vasi apuli. Altri prendono spunto dalla magia; fra questi si ritrovano segni astronomici, zodiacali e planetari. O, ancora, semplicemente ornamentali e grotteschi, come la cornucopia, la stella, le iniziali del proprietario, la falce, la zappa, un mascherone.
963 명의 현지인이 추천하는 곳
Alberobello
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I trulli di Puglia, strutture note in tutto il mondo per la loro bellezza ed unicità, rappresentano uno degli esempi più straordinari dell'architettura popolare italiana. Diffusi su tutto il territorio pugliese, raggiungono la massima concentrazione ed espressione artistica nella Valle d'Itria. Entrando in questa zona, contraddistinta da morbide ondulazioni collinari coperte di vigneti e di verdi macchie di boschi, rigata da bianchi muretti a secco, punteggiata da case bianche con una bruna copertura a cono, il turista, anche il più distratto, ha la sensazione di essere entrato in un territorio senza tempo, quasi magico. E questa stessa sensazione la si prova passeggiando tra i vicoli dei paesi della Murgia dei trulli: Alberobello, Locorotondo, Cisternino e Martina Franca. Le origini Le origini del trullo sono molto controverse. Se ci riferiamo al termine "trullo" o "truddhu" (così come lo si chiamava originariamente rifacendosi alla dizione popolare) questo lo ritroviamo solo nelle prime bibliografie dedicate all'argomento risalenti alla seconda metà dell'800. Nei vocabolari di lingua italiana, addirittura, tale parola non vi compare se non nel '900. In precedenza, ma mai prima del '700, i trulli vengono comunque menzionati nelle relazioni dei viaggi compiuti in Puglia da eruditi del tempo, che li definivano, però, nei modi più disparati (per esempio come "tuguri ben fatti di pietre a crudo"). Se invece si parla del tipo di costruzione, in pietra a secco ed in aggetto, si può andare molto indietro nel tempo e considerarlo come la continuazione di un tipo architettonico primitivo ed autoctono che risale ad epoche preistoriche. Molto spesso infatti nelle zone di sviluppo dei trulli si rinvengono reperti archeologici di epoca preistorica come suppellettili, punte di freccia e fondazioni di capanne in pietra di insediamenti dell'età del bronzo, tipiche, quest'ultime, di civiltà stanziali ben definite. L'abbondanza della materia prima, ovvero di formazioni calcaree particolarmente idonee all'utilizzo quale materiale da costruzione, ha fatto sì che tale tipo architettonico divenisse quello preferito nella costruzione di ripari ed abitazioni. Il fatto che non si ritrovino trulli risalenti all'antichità è giustificato dalla pratica dettata da motivi puramente economici di abbatterlo e ricostruirlo, piuttosto che provvedere a riparazioni, nel caso di dissesti dovuti al tempo o ad altre cause. A titolo di curiosità facciamo presente che il trullo più antico del quale si ha notizia è quello in contrada Marziolla risalente al 1559, così come inciso sull'architrave della sua porta. Per concludere riporto una curiosa storia legata alle origini del trullo. Esiste in Turchia un villaggio composto da migliaia di trulli: è il villaggio di Harran o, indicandolo col suo antico nome, Caran. Proprio da Caran partì, duemila anni prima della nascita di Cristo, il patriarca Abramo per raggiungere con il suo popolo la terra di Canaan. L'attuale Harran fu ricostruito circa mille anni fa, in corrispondenza della conquista bizantina della Puglia quando, cioè, alcune comunità ebraiche ed orientali si stabilirono fra Bari e Taranto. È probabile che proprio in quella occasione l'architettura a trullo sia stata trapiantata in Puglia; il trullo, quindi, secondo questa storia, potrebbe addirittura vantare una origine biblica. In ogni caso ciò che ha fatto del trullo di Puglia una espressione architettonica unica al mondo è la sua continuità d'uso che ha favorito il formarsi di una propria caratteristica architettura ben più evoluta rispetto a quella riscontrabile in tutte le altre tipologie "a trullo " esistenti in altre zone nel mondo. Evoluzione Come già detto in precedenza, il trullo ha le sue origini che risalgono alla preistoria; nel corso dei millenni la sua originaria struttura architettonica è andata man mano modificandosi trasformandosi da semplice riparo di fortuna ad una vera e propria abitazione non priva di comfort. Tale evoluzione è riscontrabile in maniera particolare solo in alcune zone della Puglia, quali la "Murgia dei Trulli", ovvero quella zona che comprende i comuni di Alberobello, Locorotondo, Martina Franca e Cisternino. Il trullo primordiale altro non era se non una sorta di semplice capanna in pietra a pianta pressoché circolare. In essa si riconoscono quattro elementi costruttivi: il muro, l'arco trilitico dell'ingresso, la volta a calotta ed il tetto, tutti costituiti da pietra calcarea senza alcun tipo di legante. Da questa forma originaria il trullo si evolve acquisendo caratteristiche architettoniche da altre culture; è tipica di tale trasformazione la sostituzione dell'arco trilitico dell'ingresso con l'arco romano a tutto sesto sormontato, comunque, da un timpano triangolare. Allo stesso modo, per rispondere sempre meglio alla sua funzione di abitazione, la forma base si arricchisce di particolari architettonici e funzionali quali il focolare, le finestre, una cisterna posta sotto il trullo stesso per la raccolta e la conservazione delle acque piovane, una pavimentazione a basole di calcare. In un secondo momento la pianta da circolare diventa quadrata e si cominciano ad addossare più trulli tra di loro formando vere e proprie abitazioni unifamiliari, costituite da un ampio vano centrale e da diverse stanze o dipendenze laterali. Infine si verificano sempre più evidenti adattamenti all'uso domestico del trullo, si creano mensole in aggetto e nicchie per la conservazione di beni e suppellettili, si intonacano le pareti interne, il muro portante esterno e le parti superiori del tetto in prossimità dei pinnacoli. È proprio questa continua evoluzione che contraddistingue i trulli rispetto ad analoghe tipologie architettoniche presenti in tutto il mondo e ne fa un patrimonio culturale ed artistico unico nel suo genere. Tale importanza, fra l'altro, è stata riconosciuta dall'UNESCO il 5 Dicembre 1996 quando ha dichiarato i trulli di Alberobello patrimonio dell'intero pianeta, inserendo questa città nella lista del Patrimonio Mondiale (World Heritage List). I motivi che hanno fatto sì che i trulli si evolvessero nel corso dei secoli fino ad arrivare, ancora perfettamente funzionali, sino ai nostri giorni sono da ricercarsi in tutta una serie di circostanze economico-sociali e culturali. Tra i questi il più importante è sicuramente il particolare sistema insediativo tipico della "Murgia dei Trulli". In questa zona, fino ai primi decenni del '900, si riscontra una altissima percentuale di popolazione residente al di fuori dei centri urbani, in controtendenza con quella che è la realtà di altre zone, anche prossime, della Puglia e del Sud Italia in genere durante lo stesso periodo. Le cause di tale situazione sono da ricercarsi nell'accentuato frazionamento dei fondi e nella pratica della vendita o affitto dei terreni agricoli a piccoli lotti. Tutto ciò implicava la necessità di una continua cura delle colture e quindi di una costante presenza in campagna; ovviamente il trullo, proprio per le sue caratteristiche di economicità e sicurezza, per la sua capacità di raccogliere e conservare l'acqua piovana (cosa fondamentale per una regione così arida), oltre che per gli usi ed i costumi risalenti ad ataviche tradizioni, si prestava quale dimora ideale per chi doveva provvedere alla cura del fondo agricolo, trasformandosi così da semplice rifugio di fortuna in vera e propria dimora, spesso ben fatta e particolarmente curata. Diffusione La tipologia architettonica a trullo o a tholoi, ovvero quegli edifici di pianta pressoché circolare costruiti in pietra a secco in aggetto, sono presenti in moltissime zone della terra: in Siria, in Libia, in Sud Africa, nelle isole Canarie, in Spagna, in Provenza, in Bretagna, in Irlanda, in Scozia, in Svezia, in Islanda, in Dalmazia, in Istria. In Italia la ritroviamo, oltre che in Puglia, in Liguria, in Sardegna, a Pantelleria. La diffusione di questa struttura, nelle le zone dell'Asia, dell'Africa e dell'Europa, è testimonianza, oltre che effetto, dell'esistenza in queste aree di una civiltà piuttosto uniforme le cui origini risalgono all'età della pietra. Questa origine comune è provata anche da studi archeologici ed etimologici su reperti ceramici, su monumenti megalitici ed etimi comuni alle diverse zone. Ovviamente la diffusione del tholoi in aggetto è stata possibile solo in quelle zone dove sono state soddisfatte particolari condizioni geomorfologiche ed ambientali. In Puglia tali condizioni sono legate innanzitutto l'abbondanza della materia prima, la pietra calcarea che si ritrova un po' dappertutto, dotata di particolari caratteristiche meccaniche e fisiche che hanno favorito e facilitato questo tipo di costruzione. E ciò è ancora più vero se si pensa alla necessità di spietrare tali terreni per renderli idonei alla coltivazione, non soltanto ammonticchiando le pietre in cumuli al fine di ridurne l'ingombro, ma anche utilizzandole sia per la costruzione di muretti a secco per la delimitazione delle proprietà, sia per la costruzione di ripari (i trulli, appunto). In Puglia il trullo è presente in tutte le zone della regione, assumendo però connotati e forme diverse, attribuibili da un lato alle diverse caratteristiche dei materiali da costruzione locali, dall'altro alle differenze socio-culturali che, come già detto, hanno avuto un peso notevole sullo sviluppo del trullo. Partendo dalla provincia di Foggia, dove si contano pochissimi trulli, ed entrando in provincia di Bari si incontra una prima concentrazione nella zona compresa fra Barletta, Ruvo e Bari. Anche nei comuni dell'entroterra barese se ne ritrovano, ma non in abbondanza. Proseguendo verso Brindisi lungo le campagne comprese tra la costa e l'entroterra se ne riscontra una certa diffusione, così come nell'entroterra a Sud-Ovest di Brindisi. Tra Brindisi e Lecce si contano solo alcuni esempi isolati, per ritrovarne una notevole diffusione lungo tutta la fascia costiera adriatica e ionica. La concentrazione dei trulli diminuisce man mano che ci si sposta verso la parte centrale della penisola salentina e risalendo il litorale ionico verso Taranto rimanendo, però pur sempre elevata. Ma la zona che presenta la massima concentrazione di trulli e, contemporaneamente, la tipologia più evoluta di questo tipo architettonico, è certamente la zona della Murgia dei trulli. Questo territorio, a cavallo delle province di Bari, Brindisi e Taranto e comprendente i comuni di Ceglie Messapica, Martina Franca, Locorotondo, Cisternino, Alberobello, Noci, Putignano e Castellana, è uno spettacolo unico al mondo. La valle d'Itria con i suoi vigneti ed oliveti, la Selva di Fasano con i suoi boschi di pini e di querce, sono ampiamente disseminati di trulli, ora isolati, ora più vicini, con i loro muri bianchi di calce, i loro tetti bruni sui quali spiccano il pinnacolo ed i simboli (magici e cristiani) tracciati col latte di calce. E poi Alberobello, la "Capitale dei Trulli", che con i suoi due rioni, il Monti e l'Aia Piccola, costituisce l'esempio più rappresentativo e pittoresco della "cultura del trullo": solo qui infatti i trulli si ritrovano raggruppati a formare un vero e proprio paese. La spiegazione di questa particolarità sta nella storia stessa di Alberobello: nella seconda metà del XVI secolo la zona di Alberobello cominciò a popolarsi di contadini. I Conti di Conversano, dominatori di quel piccolo feudo, obbligarono i coloni a costruire le proprie dimore a secco, in modo tale da poterle facilmente demolire nel caso di ispezione regia; tale obbligo era, in pratica, una astuzia dei Conti per evitare il pagamento del tributo dovuto, secondo la "Prammatica Baronibus", per il nuovo agglomerato urbano che si veniva a creare. Nel 1797 a seguito delle proteste di un gruppo di cittadini di Alberobello, Re Ferdinando IV di Borbone emanò un Decreto in base al quale il piccolo villaggio divenne libero dal giogo dei Conti di Conversano. In quell'occasione venne eretta ad Alberobello la "Casa d'Amore", prima costruzione in cui si fa uso di calce, malta e bolo. Le forme I trulli si sono diffusi in quelle zone dove le caratteristiche geomorfologiche dei terreni assicuravano una notevole disponibilità della materia prima per la loro costruzione. Allo stesso modo le diverse forme dei trulli sono strettamente connesse alle proprietà fisiche e meccaniche dei materiali da cui essi sono costituiti. Nel complesso delle Murge il tetto, ricoperto da chiancarelle, è perfettamente a cono con inclinazione di circa 45 gradi; il basamento è a pianta circolare o quadrata, non intonacato (al più imbiancato); a volte si nota la presenza di un tamburo intonacato che raccorda la base al tetto. Possono essere costituiti da più trulli addossati tra loro. Da questa forma si sono evoluti i trulli visibili ad Alberobello, i quali sono per lo più a pianta quadrangolare, senza tamburo di raccordo e con il basamento intonacato. La struttura Il trullo pugliese è una espressione architettonica la cui forma può risultare alquanto varia. Il trullo si compone di 2 elementi strutturali principali: il basamento e la volta. Il basamento, sia a pianta circolare che quadrangolare, è costituito da strati di pietre ben sovrapposte; lo spessore è in funzione dell'ambiente da realizzare in quanto, in parte, il basamento ha una funzione di contenimento delle spinte orizzontali che si ingenerano per la presenza della cupola nonostante questa abbia una struttura tale da renderle realmente minime. In fase di messa in opera vengono ricavati nella muratura l'ingresso ed eventuali finestre e nicchie. La parte interna della muratura viene di solito riempita da pietre più piccole. Raggiunta l'altezza stabilita, il muro verticale viene spianato e si passa alla costruzione della volta. La volta del trullo, o "cannela", si rifà al metodo di costruzione a tholos in aggetto. Questo metodo di costruzione prevede la messa in opera di una serie di anelli concentrici sovrapposti orizzontalmente gli uni agli altri. In pratica, partendo dal colmo del basamento, le pietre (le cannele) che formeranno il primo strato della volta vengono disposte in aggetto verso la parte interna del trullo, costituendo un anello sufficientemente rigido grazie al contrasto laterale fra le pietre dello stesso strato, assicurato, eventualmente, anche da opportune zeppe incuneate fra le code (ovvero la parte non in aggetto) delle pietre adiacenti. Su questo primo anello vengono sovrapposti in aggetto i successivi, di diametro sempre minore, fino a raggiungere una apertura minima che viene chiusa da un'ultima pietra: la serraglia. In questo modo e senza nessuna céntina o impalcatura viene creata la volta del trullo, una semplice struttura in pietra che si regge per gravità e per contrasti laterali, senza l'ausilio di alcun legante. A volte l'intradosso della cannela viene ripulito dagli spigoli sporgenti dei vari anelli, formando uns superficie liscia e ben rifinita, molto simile a quelle caratteristiche dalle volte spingenti. Le rifiniture del trullo prevedono, poi, il completamento del tetto con il rivestimento a "chiancole" e con il "pinnacolo", oltre che l'intonacamento, non sempre realizzato, delle superfici interne e l'imbiancatura a calce delle pareti esterne. Le chiancole o chiancarelle sono delle lamine sottili di pietra calcarea scistosa (tipo l'ardesia) dello spessore compreso fra i 3 ed i 7 cm. che vengono disposte sull'estradosso della volta, sia sulle code delle cannele che sulla zavorra posta su di esse, con pendenza verso l'esterno al fine di agevolare lo scolo delle acque. Vengono sistemate a squame in modo tale che le superiori non coincidano con le inferiori. Tutta l'operazione, detta inchiancatura, termina con la posa del pinnacolo. I pinnacoli Le forme adottate nella realizzazione dei pinnacoli traggono origine dal culto betilico, professato dai popoli primitivi orientali. Questo culto, il cui nome betilico deriva dal latino baetulos, pietra sacra, si basava sull'adorazione delle "pietre azzurre o pietre livide", come meteoriti o aeroliti, ritenute figlie del sole e delle stelle perché cadute dal cielo e in grado di sprigionare scintille di fuoco. I pinnacoli dei trulli più antichi presentano dei chiari richiami a questo culto: i pinnacoli a palla o a disco, posto orizzontalmente, sono rappresentazioni della sfera e del disco solare; quelli a forma di piramide (a quattro o a cinque facce) o di cono, sono un richiamo alla pietra sacra del baìtulos. Nei trulli più recenti queste forme hanno assunto delle fogge esteticamente più evolute per adattarsi alla simbologia delle religioni successive, in particolare quella cristiana, come le croci. I simboli L'arte primitiva, già constatabile nelle forme dei pinnacoli, diventa più varia e complicata nei segni, nelle figure simboliche, nei monogrammi, negli emblemi e nelle sigle tracciate con latte di calce sul dorso dei tetti conici. La maggior parte dei simboli sono di origine religiosa cristiana e spaziano dalla croce al monogramma cristiano, dai simboli della passione al cuore trafitto, dal raggiante Sacramento al Calice Eucaristico. Altri sono pagani come il gallo, la serpe, il ferro di cavallo, le corna di bue o di ariete e primitivi come circoli, triangoli, linee rette e curve, svastiche gammate come quelle che si rinvengono su alcuni antichi vasi apuli. Altri prendono spunto dalla magia; fra questi si ritrovano segni astronomici, zodiacali e planetari. O, ancora, semplicemente ornamentali e grotteschi, come la cornucopia, la stella, le iniziali del proprietario, la falce, la zappa, un mascherone.

Ristoranti

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