Girare la Basilicata ...

Daniela
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Luoghi da non perdere

Le Tavole Palatine sono i resti del tempio dorico del VI secolo a.C. dedicato alla divinità greca Hera. Il posto è gestito da ragazzi giovani e simpatici sempre pronti e disponibili a darvi qualsiasi tipo di indicazione. Vi consigliamo di visitarlo al tramonto per godere appieno del panorama.
28 명의 현지인이 추천하는 곳
팔라티나 테이블
Strada Statale 106 Jonica
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Le Tavole Palatine sono i resti del tempio dorico del VI secolo a.C. dedicato alla divinità greca Hera. Il posto è gestito da ragazzi giovani e simpatici sempre pronti e disponibili a darvi qualsiasi tipo di indicazione. Vi consigliamo di visitarlo al tramonto per godere appieno del panorama.
La Rabatana di Tursi è il primo nucleo abitativo . Nasce circondando il castello gotico intorno a profondi burroni il passaggio dei Saraceni è ancora visibile e palpabile sia nell'architettura sia nel dialetto locale. E' diventata meta turistica Graziella poetica di Albino Pierro che dell'Arabatana ne fece nella sua poetica la sua fonte ispiratrice.
13 명의 현지인이 추천하는 곳
Tursi
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La Rabatana di Tursi è il primo nucleo abitativo . Nasce circondando il castello gotico intorno a profondi burroni il passaggio dei Saraceni è ancora visibile e palpabile sia nell'architettura sia nel dialetto locale. E' diventata meta turistica Graziella poetica di Albino Pierro che dell'Arabatana ne fece nella sua poetica la sua fonte ispiratrice.
La Grancia è il primo parco storico rurale d'Italia, immerso in uno scenario naturale di rara bellezza e suggestione. Si sviluppa su una superficie di 50 ettari di terreno alle spalle del comune di Brindisi di Montagna, borgo storico della Basilicata. All'interno del Parco si snodano itinerari che celebrano lo spirito dell’epoca con diverse attrazioni, spettacoli ed eventi, dedicati sia agli adulti che ai bambini: le passeggiate sul carretto trainato dai buoi o a dorso d'asino, i costumi tipici, i prodotti enogastronomici, i concerti di musica popolare, il teatro per i burattini, spettacolo d'arte varia - CUM AVIBUS spettacoli di Falconeria, la fattoria didattica, le escursioni naturalistiche, il borgo degli artigiani, i laboratori degli antichi mestieri, gli accampamenti medioevali. Da segnalare anche il Borgo dei Sapori: piccoli stand dove è possibile degustare prodotti tipici della tradizione gastronomica ed enologica lucana.
17 명의 현지인이 추천하는 곳
the Grange Park
Via Grancia Caterina
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La Grancia è il primo parco storico rurale d'Italia, immerso in uno scenario naturale di rara bellezza e suggestione. Si sviluppa su una superficie di 50 ettari di terreno alle spalle del comune di Brindisi di Montagna, borgo storico della Basilicata. All'interno del Parco si snodano itinerari che celebrano lo spirito dell’epoca con diverse attrazioni, spettacoli ed eventi, dedicati sia agli adulti che ai bambini: le passeggiate sul carretto trainato dai buoi o a dorso d'asino, i costumi tipici, i prodotti enogastronomici, i concerti di musica popolare, il teatro per i burattini, spettacolo d'arte varia - CUM AVIBUS spettacoli di Falconeria, la fattoria didattica, le escursioni naturalistiche, il borgo degli artigiani, i laboratori degli antichi mestieri, gli accampamenti medioevali. Da segnalare anche il Borgo dei Sapori: piccoli stand dove è possibile degustare prodotti tipici della tradizione gastronomica ed enologica lucana.
riferibili statuette votive e corredi funerari di VII-VI secolo a.C. con ceramiche figurate di produzione locale, tra le più antiche realizzate in Magna Grecia. Tra rinvenimenti più significativi riferibili ad Herakleia, vengono presentati matrici per statuette rinvenute nel quartiere artigianale, oggetti votivi rinvenuti nei santuari e soprattutto importanti corredi funerari di IV-III secolo a.C. caratterizzati da splendide ceramiche a figure rosse e da raffinati monili in oro filigranato. Si tratta, in alcuni casi, di gioielli prodotti da botteghe locali, come è testimoniato dall'eccezionale rinvenimento, nella stessa Herakleia, della tomba di un orafo. Il museo espone, inoltre, alcuni dei più importanti rinvenimenti effettuati nei centri enotri (IX-V secolo a.C.) e lucani (IV secolo a.C.) dell'entroterra. Si tratta di corredi funerari di straordinaria importanza contraddistinti, nella fase di VII-V secolo a.C., da armature in bronzo, gioielli in argento, oro e ambra, da vasi indigeni a decorazione geometrica, da ceramiche greche figurate e da vasi etruschi in bucchero.
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National Archaeological Museum of Siritide
8 Via Cristoforo Colombo
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riferibili statuette votive e corredi funerari di VII-VI secolo a.C. con ceramiche figurate di produzione locale, tra le più antiche realizzate in Magna Grecia. Tra rinvenimenti più significativi riferibili ad Herakleia, vengono presentati matrici per statuette rinvenute nel quartiere artigianale, oggetti votivi rinvenuti nei santuari e soprattutto importanti corredi funerari di IV-III secolo a.C. caratterizzati da splendide ceramiche a figure rosse e da raffinati monili in oro filigranato. Si tratta, in alcuni casi, di gioielli prodotti da botteghe locali, come è testimoniato dall'eccezionale rinvenimento, nella stessa Herakleia, della tomba di un orafo. Il museo espone, inoltre, alcuni dei più importanti rinvenimenti effettuati nei centri enotri (IX-V secolo a.C.) e lucani (IV secolo a.C.) dell'entroterra. Si tratta di corredi funerari di straordinaria importanza contraddistinti, nella fase di VII-V secolo a.C., da armature in bronzo, gioielli in argento, oro e ambra, da vasi indigeni a decorazione geometrica, da ceramiche greche figurate e da vasi etruschi in bucchero.
Colobraro, il borgo maledetto: una magia per allontanare la sfortuna In Basilicata tutti lo chiamano “quel paese”. O meglio, nessuno finora si è azzardato a nominarlo, complice la fama di borgo maledetto, infestato da presenze malefiche, che riversano tutto il loro carico d’odio e di sfortuna sui malcapitati che osano pronunciarne il nome. Colobraro per anni è stato conosciuto in tutta la regione come “il paese che porta jella”. Ma oggi, forse, quel tempo è davvero finito, merito soprattutto dei suoi abitanti, che hanno saputo sfruttare una cattiva nomea per fare promozione turistica, convincendo gli abitanti dei paesi vicini, e coloro che vengono da fuori regione, che la superstizione non fa male a nessuno ma è solo parte di un patrimonio folkloristico da custodire e tramandare. Suggestivo è lo spettacolo in costume che ogni sera anima le stradine principali del borgo, racconta la storia e le leggende del luogo ....
Colobraro
Colobraro, il borgo maledetto: una magia per allontanare la sfortuna In Basilicata tutti lo chiamano “quel paese”. O meglio, nessuno finora si è azzardato a nominarlo, complice la fama di borgo maledetto, infestato da presenze malefiche, che riversano tutto il loro carico d’odio e di sfortuna sui malcapitati che osano pronunciarne il nome. Colobraro per anni è stato conosciuto in tutta la regione come “il paese che porta jella”. Ma oggi, forse, quel tempo è davvero finito, merito soprattutto dei suoi abitanti, che hanno saputo sfruttare una cattiva nomea per fare promozione turistica, convincendo gli abitanti dei paesi vicini, e coloro che vengono da fuori regione, che la superstizione non fa male a nessuno ma è solo parte di un patrimonio folkloristico da custodire e tramandare. Suggestivo è lo spettacolo in costume che ogni sera anima le stradine principali del borgo, racconta la storia e le leggende del luogo ....
Cosa vedere a Senise Il giallo ocra della sabbia e il verde dei boschi si uniscono all'azzurro delle acque per lasciare un ricordo indelebile negli occhi del visitatore che vede per la prima volta Senise. É qui che è stata costruita la diga di Monte Cotugno, una delle più grandi opere in terra battuta d'Europa, che frenando il corso del fiume Sinni crea un lago artificiale di commovente bellezza. LO SPETTACOLO SULLE ACQUE DEL LAGO Ed è qui che sorgerà il parco tematico "Magna Grecia. Il mito delle origini", dedicato allo sbarco degli antichi Greci in Basilicata. Si tratta di uno spettacolo maestoso con ricostruzioni storiche e centinaia di attori e comparse che saranno dirette dal celebre regista Emir Kusturica. Dopo una tappa al lago vi consigliamo di visitare il paese di Senise, con i suoi vicoli intricati che conducono al castello costruito nel 1200 e riedificato due secoli dopo. Non può mancare una visita al museo etnografico, agli antichi palazzi nobiliari e alla chiesa di San Francesco, risalente al XIV secolo. A fine giornata poi, dopo una mattina al lago e un pomeriggio in paese, potete fermarvi a gustare le prelibatezze di questi luoghi, famosi per il peperone IGP e il Grottino di Roccanova, vino rosso IGT, il cui nome rimanda alle caratteristiche grotte scavate nella roccia arenaria in cui le botti venivano conservate. Lago di Senise TRE BUONI MOTIVI PER VISITARE SENISE 1. I PEPERONI CRUSCHI Se volete gustare i piatti tipici della tradizione lucana non potete non fare tappa a Senise. É qui che hanno origine i peperoni cruschi, uno degli alimenti più caratteristici della cucina regionale. Il peperone IGP di Senise viene essiccato fino a diventare croccante ("crusco", in dialetto) per venire impiegato in numerose ricette come quella con il baccalà o quella con strascinati, mollica di pane e cacioricotta (ve la consigliamo!). Senise, peperoni cruschi Proprio al peperone crusco è dedicata ad agosto una grande sagra: "Strittul ru Zafaran" (il Vicolo del Peperone) in cui è possibile gustare questo piatto in tutte le sue combinazioni, magari accompagnato da un bicchiere di Aglianico del Vulture o di Grottino di Roccanova, vino IGT prodotto in questi luoghi della Basilicata. 2. LA PESCA SUL LAGO Il lago di Monte Cotugno è un luogo ideale per chi ama praticare sport a contatto con la natura. É un importante punto di riferimento per gli amanti della pesca sportiva che possono trovare ristoro negli agriturismi della zona. L'immenso specchio d'acqua è anche teatro di meeting e gare di canottaggio a livello nazionale. 3. LO SPETTACOLO DELLA MAGNA GRECIA Corazze lucenti, antichi dei, navi e mostri: le acque del lago in estate si colorano di luci per "Magna Grecia: il mito delle origini", il cinespettacolo dedicato allo sbarco degli antichi greci sulle coste ioniche della Basilicata. Senise, lo spettacolo Magna Grecia il mito delle origini Un viaggio a Senise è anche un viaggio nell'antica cultura artigianale e contadina della Basilicata, raccontata nel Museo Etnografico del Senisese, sorto nel 2003. Attrezzi del lavoro contadino, abiti dell'epoca, oggetti di uso quotidiano e materiale fotografico raccontano storie di un passato che sembra lontanissimo.
Senise
Cosa vedere a Senise Il giallo ocra della sabbia e il verde dei boschi si uniscono all'azzurro delle acque per lasciare un ricordo indelebile negli occhi del visitatore che vede per la prima volta Senise. É qui che è stata costruita la diga di Monte Cotugno, una delle più grandi opere in terra battuta d'Europa, che frenando il corso del fiume Sinni crea un lago artificiale di commovente bellezza. LO SPETTACOLO SULLE ACQUE DEL LAGO Ed è qui che sorgerà il parco tematico "Magna Grecia. Il mito delle origini", dedicato allo sbarco degli antichi Greci in Basilicata. Si tratta di uno spettacolo maestoso con ricostruzioni storiche e centinaia di attori e comparse che saranno dirette dal celebre regista Emir Kusturica. Dopo una tappa al lago vi consigliamo di visitare il paese di Senise, con i suoi vicoli intricati che conducono al castello costruito nel 1200 e riedificato due secoli dopo. Non può mancare una visita al museo etnografico, agli antichi palazzi nobiliari e alla chiesa di San Francesco, risalente al XIV secolo. A fine giornata poi, dopo una mattina al lago e un pomeriggio in paese, potete fermarvi a gustare le prelibatezze di questi luoghi, famosi per il peperone IGP e il Grottino di Roccanova, vino rosso IGT, il cui nome rimanda alle caratteristiche grotte scavate nella roccia arenaria in cui le botti venivano conservate. Lago di Senise TRE BUONI MOTIVI PER VISITARE SENISE 1. I PEPERONI CRUSCHI Se volete gustare i piatti tipici della tradizione lucana non potete non fare tappa a Senise. É qui che hanno origine i peperoni cruschi, uno degli alimenti più caratteristici della cucina regionale. Il peperone IGP di Senise viene essiccato fino a diventare croccante ("crusco", in dialetto) per venire impiegato in numerose ricette come quella con il baccalà o quella con strascinati, mollica di pane e cacioricotta (ve la consigliamo!). Senise, peperoni cruschi Proprio al peperone crusco è dedicata ad agosto una grande sagra: "Strittul ru Zafaran" (il Vicolo del Peperone) in cui è possibile gustare questo piatto in tutte le sue combinazioni, magari accompagnato da un bicchiere di Aglianico del Vulture o di Grottino di Roccanova, vino IGT prodotto in questi luoghi della Basilicata. 2. LA PESCA SUL LAGO Il lago di Monte Cotugno è un luogo ideale per chi ama praticare sport a contatto con la natura. É un importante punto di riferimento per gli amanti della pesca sportiva che possono trovare ristoro negli agriturismi della zona. L'immenso specchio d'acqua è anche teatro di meeting e gare di canottaggio a livello nazionale. 3. LO SPETTACOLO DELLA MAGNA GRECIA Corazze lucenti, antichi dei, navi e mostri: le acque del lago in estate si colorano di luci per "Magna Grecia: il mito delle origini", il cinespettacolo dedicato allo sbarco degli antichi greci sulle coste ioniche della Basilicata. Senise, lo spettacolo Magna Grecia il mito delle origini Un viaggio a Senise è anche un viaggio nell'antica cultura artigianale e contadina della Basilicata, raccontata nel Museo Etnografico del Senisese, sorto nel 2003. Attrezzi del lavoro contadino, abiti dell'epoca, oggetti di uso quotidiano e materiale fotografico raccontano storie di un passato che sembra lontanissimo.
Melfi è la città federiciana per eccellenza. L’Imperatore Federico II di Svevia scelse il castello normanno svevo come residenza estiva e nelle foreste del Vulture praticava la falconeria, il suo hobby prediletto… Immersa nella splendida cornice paesaggistica del Vulture Melfese, la città federiciana ha una cinta muraria unica nell’Italia meridionale, circondata interamente da antiche mura normanne con torrioni di avvistamento. L’abitato è dominato dal maestoso castello normanno-svevo, costruito, appunto, dai normanni e ampliato da Federico II di Svevia, nelle cui stanze, ha sede il “Museo Archeologico Nazionale del Vulture Melfese Massimo Pallottino”, in cui è custodita l’importante documentazione archeologica rinvenuta nel comprensorio del Vulture Melfese. Melfi è uno scrigno di bellezze culturali e sacre da scoprire, come gli straordinari esempi di chiese rupestri di Santa Margherita e Santa Lucia (XIII sec.) scavate nel tufo, oltre alla splendida cattedrale di Santa Maria Assunta in stile svevo bizantino gotico, con soffitto a cassettoni decorato in oro zecchino. Melfi Melfi è la città federiciana per eccellenza, all’estremo nord della Basilicata, nella provincia di Potenza e nel cuore del Vulture, vulcano ormai spento. L’Imperatore Federico II di Svevia scelse il castello normanno svevo come residenza estiva e nelle foreste del Vulture praticava la falconeria, il suo hobby prediletto… Immersa nella splendida cornice paesaggistica del Vulture Melfese, la città federiciana ha una cinta muraria unica nell’Italia meridionale, circondata interamente da antiche mura normanne con torrioni di avvistamento. L’abitato è dominato dal maestoso castello normanno-svevo, costruito, appunto, dai normanni e ampliato da Federico II di Svevia, nelle cui stanze, ha sede il “Museo Archeologico Nazionale del Vulture Melfese Massimo Pallottino”, in cui è custodita l’importante documentazione archeologica rinvenuta nel comprensorio del Vulture Melfese. Melfi è uno scrigno di bellezze culturali e sacre da scoprire, come gli straordinari esempi di chiese rupestri di Santa Margherita e Santa Lucia (XIII sec.) scavate nel tufo, oltre alla splendida cattedrale di Santa Maria Assunta in stile svevo bizantino gotico, con soffitto a cassettoni decorato in oro zecchino. Melfì è la città di Francesco Saverio Nitti, presidente del consiglio e ministro, nonché uno dei maggiori fautori del meridionalismo. Melfi è anche tradizioni, con il corteo storico “La Festa dello Spirito Santo” e il “Convegno Nazionale di Falconeria”, e sapori, con il gustoso “Marroncino”, castagna che si può assaporare sono alle pendici del Vulture. Melfi, come numerosi altri comuni dell’area settentrionale della Basilicata, è la patria dell’Aglianico del Vulture DOC, prestigioso nettare dal colore rosso rubino e dal profumo inebriante. La storia Capitale del regno normanno, Melfi è la città federiciana per eccellenza, per il ruolo politico conferitole dall’Imperatore Federico II di Svevia. Una serie di reperti attestano che l’area del melfese fosse abitata già nel neolitico. In seguito alla caduta dell’Impero Romano, con l’occupazione da parte di bizantini e longobardi, il centro assume una ruolo importante, che raggiunge l’apice con l’arrivo dei normanni. Melfi è stata la sede di cinque concili tra il 1059 e il 1137, come il Concilio di Melfi III (1089), durante il quale papa Urbano II indisse la Prima Crociata in Terra Santa. Durante il dominio normanno, con Roberto il Guiscardo vengono costruiti la cattedrale e il castello, ampliato poi sotto gli svevo con l’Imperatore Federico II, il quale sceglie proprio il maniero di Melfi come residenza estiva, praticando l’hobby della falconeria nelle foreste del Vulture. Nello stesso castello lo “Stupor Mundi” promulga le “Constitutiones Augustales”, codice che rivoluziona l’impianto giuridico del tempo fino all’epoca romana. Con gli angioini, Melfi va incontro al declino, nonostante è Carlo II d’Angiò provveda alla ristrutturazione e l’ampliamento del castello. Seguiranno quindi si aragonesi. Durante il dominio spagnolo, circa due secoli dopo, (1528) Melfi viene assediata dall’esercito francese subendo saccheggi e incendi, nel 1531 la città è sotto il governo dalla famiglia Doria di Genova. La città non sfugge al fenomeno del brigantaggio, dopo l’Unità d’Italia, subendo l’occupazione dell’armata del rionerese Carmine Crocco (1861). Nel 1868 a Melfì nasce Francesco Saverio Nitti, presidente del consiglio e ministro e tra i maggiori fautori del meridionalismo. Il patrimonio culturale Melfi è uno dei centri culturali più vivi della Basilicata, per il suo castello normanno svevo, sede anche del Museo Archeologico, e le numerose altre architetture che la rendono meta irrinunciabile. Il percorso nella città federiciana, tra palazzi storici e la casa natia del meridionalista Francesco Saverio Nitti, conduce fino alla Porta Venosina, l’unico accesso ancora esistente, da cui è possibile ammirare una piccola parte delle antiche mura della città e l’affascinante panorama del Vulture. Da non perdere è anche il patrimonio sacro costituito principalmente dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta e dalle mistiche chiese rupestri di Santa Margherita e Santa Lucia (XIII sec.), ma si consiglia di visitare anche il Museo Diocesano. IL CASTELLO NORMANNO SVEVO Chi sceglie di intraprendere un itinerario tra i luoghi della cultura a Melfi, potrebbe lasciarsi guidare dalle impressioni del paesaggista e scrittore inglese Edward Lear, che nella metà del XIX secolo definisce il castello di Melfi “degno dei migliori quadri di Poussin”. Dall’alto della sua posizione, proprio sulla cima della città del Vulture, è considerato uno tra i più importanti castelli medioevali del Meridione d’Italia, impreziosito dal Museo Archeologico Nazionale del Vulture Melfese “Massimo Pallottino”. La storia del maniero è legato alle figure di spicco che si sono succedute nel corso degli anni e dei secoli a Melfi: voluto da Roberto il Guiscardo, ampliato da Federico II, dotato di nuove torri da Carlo I d’Angiò, rimaneggiato dai Caracciolo e dai Doria. A vederlo quasi emerge sulla sommità di un colle, non si può non condividere l’opinione di quanti lo considerino il castello più noto della Basilicata e uno dei più grandi del sud Italia. Subito si impongono allo sguardo le dieci torri, sette rettangolari e tre pentagonali, dei quattro ingressi, tre sono angioini, e attraverso uno di essi, aperto di Doria, si accede al borgo attraverso un ponte, un tempo levatoio. Superato il portone, si entra nel bel cortile principale, su cui affacciano il palazzo baronale e la cappella gentilizia. Al piano terra del castello è ospitato il Museo Archeologico Nazionale del Melfese, in cui è custodita l’importante documentazione archeologica rinvenuta nel comprensorio dell’area, mentre nella torre dell’Orologio si può apprezzare lo splendido Sarcofago romano, ritrovato nel 1856, noto anche come “Sarcofago di Rapolla”, perché un tempo conservato nella piazza della cittadina del Vulture. Appartenuto di certo a un personaggio di rango elevato, è un raffinato prodotto della seconda metà del II secolo proveniente dall’Asia Minore. Sul coperchio è raffigurata la defunta sdraiata. LA PORTA VENOSINA È l’unico dei sei accessi alla città ancora esistente lungo la cinta muraria e prende il nome dal fatto che essa partiva da un’arteria che conduceva alla via Appia, quindi a Venosa. Circondata interamente da antiche mura normanne con torrioni di avvistamento, Melfi ha una cinta muraria unica nell’Italia meridionale della quale fa parte l’incantevole Porta Venosina, in stile gotico e con portale a sesto acuto con l’archivolto a toro scanalato, sostenuto da capitelli a tronco di piramide rovesciata. La porta è affiancata da due bastioni cilindrici ‘400, a rafforzamento delle capacità difensive, ed è impreziosita da due bassorilievi che la affiancano, quello di destra raffigurante lo stemma di Melfi, l’altro, a sinistra, quello dei Caracciolo. Alla lapide celebrativa dell’antica gloria e della grandezza della città, voluta da Federico II, è stata sostituita quella di Giovanni II Caracciolo ancora oggi visibile. I sapori Olio, vino, formaggi, castagne, portano sulla tavola sapori, aromi e profumi indimenticabili, tipici di un banchetto nella città di Melfi, ovunque lo si consumi. Il Vino Aglianico del Vulture Doc trova anche a Melfi uno dei principali centri di produzione fino a presentarsi sulle tavole lucane, italiane e del mondo corposo, con il suo colore purpureo e dal profumo deciso ma fruttato, asciutto e armonico. Degni compagni di viaggio in un itinerario enogastronomico sono anche la pasta e il pane preparati a mano dal grano duro delle campagne di Melfi e l’olio dal sapore robusto e apprezzato ormai a livello internazionale perché ottenuto dalla varietà di olive “Ogliarola del Vulture”, cresciute su suolo vulcanico. Tripudio per il palato è il saporito “Marroncino di Melfi”, prelibata castagna grande e di forma tondeggiante, dal colore marrone lucido ideale per le caldarroste, ma molto apprezzata anche se consumata fresca. Entrambe sono le modalità in cui il frutto maturato alle pendici del Monte Vulture viene offerto ai visitatori in occasione della prestigiosa “Sagra della Varola”, ogni anno a ottobre.
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Melfi Castle
Via Normanni
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Melfi è la città federiciana per eccellenza. L’Imperatore Federico II di Svevia scelse il castello normanno svevo come residenza estiva e nelle foreste del Vulture praticava la falconeria, il suo hobby prediletto… Immersa nella splendida cornice paesaggistica del Vulture Melfese, la città federiciana ha una cinta muraria unica nell’Italia meridionale, circondata interamente da antiche mura normanne con torrioni di avvistamento. L’abitato è dominato dal maestoso castello normanno-svevo, costruito, appunto, dai normanni e ampliato da Federico II di Svevia, nelle cui stanze, ha sede il “Museo Archeologico Nazionale del Vulture Melfese Massimo Pallottino”, in cui è custodita l’importante documentazione archeologica rinvenuta nel comprensorio del Vulture Melfese. Melfi è uno scrigno di bellezze culturali e sacre da scoprire, come gli straordinari esempi di chiese rupestri di Santa Margherita e Santa Lucia (XIII sec.) scavate nel tufo, oltre alla splendida cattedrale di Santa Maria Assunta in stile svevo bizantino gotico, con soffitto a cassettoni decorato in oro zecchino. Melfi Melfi è la città federiciana per eccellenza, all’estremo nord della Basilicata, nella provincia di Potenza e nel cuore del Vulture, vulcano ormai spento. L’Imperatore Federico II di Svevia scelse il castello normanno svevo come residenza estiva e nelle foreste del Vulture praticava la falconeria, il suo hobby prediletto… Immersa nella splendida cornice paesaggistica del Vulture Melfese, la città federiciana ha una cinta muraria unica nell’Italia meridionale, circondata interamente da antiche mura normanne con torrioni di avvistamento. L’abitato è dominato dal maestoso castello normanno-svevo, costruito, appunto, dai normanni e ampliato da Federico II di Svevia, nelle cui stanze, ha sede il “Museo Archeologico Nazionale del Vulture Melfese Massimo Pallottino”, in cui è custodita l’importante documentazione archeologica rinvenuta nel comprensorio del Vulture Melfese. Melfi è uno scrigno di bellezze culturali e sacre da scoprire, come gli straordinari esempi di chiese rupestri di Santa Margherita e Santa Lucia (XIII sec.) scavate nel tufo, oltre alla splendida cattedrale di Santa Maria Assunta in stile svevo bizantino gotico, con soffitto a cassettoni decorato in oro zecchino. Melfì è la città di Francesco Saverio Nitti, presidente del consiglio e ministro, nonché uno dei maggiori fautori del meridionalismo. Melfi è anche tradizioni, con il corteo storico “La Festa dello Spirito Santo” e il “Convegno Nazionale di Falconeria”, e sapori, con il gustoso “Marroncino”, castagna che si può assaporare sono alle pendici del Vulture. Melfi, come numerosi altri comuni dell’area settentrionale della Basilicata, è la patria dell’Aglianico del Vulture DOC, prestigioso nettare dal colore rosso rubino e dal profumo inebriante. La storia Capitale del regno normanno, Melfi è la città federiciana per eccellenza, per il ruolo politico conferitole dall’Imperatore Federico II di Svevia. Una serie di reperti attestano che l’area del melfese fosse abitata già nel neolitico. In seguito alla caduta dell’Impero Romano, con l’occupazione da parte di bizantini e longobardi, il centro assume una ruolo importante, che raggiunge l’apice con l’arrivo dei normanni. Melfi è stata la sede di cinque concili tra il 1059 e il 1137, come il Concilio di Melfi III (1089), durante il quale papa Urbano II indisse la Prima Crociata in Terra Santa. Durante il dominio normanno, con Roberto il Guiscardo vengono costruiti la cattedrale e il castello, ampliato poi sotto gli svevo con l’Imperatore Federico II, il quale sceglie proprio il maniero di Melfi come residenza estiva, praticando l’hobby della falconeria nelle foreste del Vulture. Nello stesso castello lo “Stupor Mundi” promulga le “Constitutiones Augustales”, codice che rivoluziona l’impianto giuridico del tempo fino all’epoca romana. Con gli angioini, Melfi va incontro al declino, nonostante è Carlo II d’Angiò provveda alla ristrutturazione e l’ampliamento del castello. Seguiranno quindi si aragonesi. Durante il dominio spagnolo, circa due secoli dopo, (1528) Melfi viene assediata dall’esercito francese subendo saccheggi e incendi, nel 1531 la città è sotto il governo dalla famiglia Doria di Genova. La città non sfugge al fenomeno del brigantaggio, dopo l’Unità d’Italia, subendo l’occupazione dell’armata del rionerese Carmine Crocco (1861). Nel 1868 a Melfì nasce Francesco Saverio Nitti, presidente del consiglio e ministro e tra i maggiori fautori del meridionalismo. Il patrimonio culturale Melfi è uno dei centri culturali più vivi della Basilicata, per il suo castello normanno svevo, sede anche del Museo Archeologico, e le numerose altre architetture che la rendono meta irrinunciabile. Il percorso nella città federiciana, tra palazzi storici e la casa natia del meridionalista Francesco Saverio Nitti, conduce fino alla Porta Venosina, l’unico accesso ancora esistente, da cui è possibile ammirare una piccola parte delle antiche mura della città e l’affascinante panorama del Vulture. Da non perdere è anche il patrimonio sacro costituito principalmente dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta e dalle mistiche chiese rupestri di Santa Margherita e Santa Lucia (XIII sec.), ma si consiglia di visitare anche il Museo Diocesano. IL CASTELLO NORMANNO SVEVO Chi sceglie di intraprendere un itinerario tra i luoghi della cultura a Melfi, potrebbe lasciarsi guidare dalle impressioni del paesaggista e scrittore inglese Edward Lear, che nella metà del XIX secolo definisce il castello di Melfi “degno dei migliori quadri di Poussin”. Dall’alto della sua posizione, proprio sulla cima della città del Vulture, è considerato uno tra i più importanti castelli medioevali del Meridione d’Italia, impreziosito dal Museo Archeologico Nazionale del Vulture Melfese “Massimo Pallottino”. La storia del maniero è legato alle figure di spicco che si sono succedute nel corso degli anni e dei secoli a Melfi: voluto da Roberto il Guiscardo, ampliato da Federico II, dotato di nuove torri da Carlo I d’Angiò, rimaneggiato dai Caracciolo e dai Doria. A vederlo quasi emerge sulla sommità di un colle, non si può non condividere l’opinione di quanti lo considerino il castello più noto della Basilicata e uno dei più grandi del sud Italia. Subito si impongono allo sguardo le dieci torri, sette rettangolari e tre pentagonali, dei quattro ingressi, tre sono angioini, e attraverso uno di essi, aperto di Doria, si accede al borgo attraverso un ponte, un tempo levatoio. Superato il portone, si entra nel bel cortile principale, su cui affacciano il palazzo baronale e la cappella gentilizia. Al piano terra del castello è ospitato il Museo Archeologico Nazionale del Melfese, in cui è custodita l’importante documentazione archeologica rinvenuta nel comprensorio dell’area, mentre nella torre dell’Orologio si può apprezzare lo splendido Sarcofago romano, ritrovato nel 1856, noto anche come “Sarcofago di Rapolla”, perché un tempo conservato nella piazza della cittadina del Vulture. Appartenuto di certo a un personaggio di rango elevato, è un raffinato prodotto della seconda metà del II secolo proveniente dall’Asia Minore. Sul coperchio è raffigurata la defunta sdraiata. LA PORTA VENOSINA È l’unico dei sei accessi alla città ancora esistente lungo la cinta muraria e prende il nome dal fatto che essa partiva da un’arteria che conduceva alla via Appia, quindi a Venosa. Circondata interamente da antiche mura normanne con torrioni di avvistamento, Melfi ha una cinta muraria unica nell’Italia meridionale della quale fa parte l’incantevole Porta Venosina, in stile gotico e con portale a sesto acuto con l’archivolto a toro scanalato, sostenuto da capitelli a tronco di piramide rovesciata. La porta è affiancata da due bastioni cilindrici ‘400, a rafforzamento delle capacità difensive, ed è impreziosita da due bassorilievi che la affiancano, quello di destra raffigurante lo stemma di Melfi, l’altro, a sinistra, quello dei Caracciolo. Alla lapide celebrativa dell’antica gloria e della grandezza della città, voluta da Federico II, è stata sostituita quella di Giovanni II Caracciolo ancora oggi visibile. I sapori Olio, vino, formaggi, castagne, portano sulla tavola sapori, aromi e profumi indimenticabili, tipici di un banchetto nella città di Melfi, ovunque lo si consumi. Il Vino Aglianico del Vulture Doc trova anche a Melfi uno dei principali centri di produzione fino a presentarsi sulle tavole lucane, italiane e del mondo corposo, con il suo colore purpureo e dal profumo deciso ma fruttato, asciutto e armonico. Degni compagni di viaggio in un itinerario enogastronomico sono anche la pasta e il pane preparati a mano dal grano duro delle campagne di Melfi e l’olio dal sapore robusto e apprezzato ormai a livello internazionale perché ottenuto dalla varietà di olive “Ogliarola del Vulture”, cresciute su suolo vulcanico. Tripudio per il palato è il saporito “Marroncino di Melfi”, prelibata castagna grande e di forma tondeggiante, dal colore marrone lucido ideale per le caldarroste, ma molto apprezzata anche se consumata fresca. Entrambe sono le modalità in cui il frutto maturato alle pendici del Monte Vulture viene offerto ai visitatori in occasione della prestigiosa “Sagra della Varola”, ogni anno a ottobre.
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Caso unico in Italia, è possibile vivere l’emozione del volo lungo un cavo d’acciaio sospeso tra le rocce di Castelmezzano e Pietrapertosa. Questo tuffo tra cielo e terra si chiama Volo dell’Angelo e permette di percorrere più di un km e mezzo sospesi nell’aria a 400 metri d’altezza, sfidando il vento e la maestosità delle montagne. Si vola dal 14 giugno al 14 settembre. Per informazioni: Pro Loco Castelmezzano, tel. 0971 986020; Pro Loco Pietrapertosa, tel. 0971 983110, www.volodellangelo.com Pietrapertosa si trova all’interno del Parco di Gallipoli Cognato e delle Piccole Dolomiti Lucane, un territorio stupefacente fatto di elementi contrastanti: aridi monti e pendici ammantate di boschi, picchi dolomitici e torrenti che scavano il fondovalle, grotte naturali e orridi che incutono spavento. Rassicurante, invece, il Bosco di Montepiano, un’oasi di verde dov’è bello raccogliersi in silenzio. Speculare a Pietrapertosa, dall’altra parte della montagna, è il borgo di Castelmezzano. Tra i due borghi si snodano affascinanti percorsi naturalistici, su vecchi tratturi, tra boschi di querce e castagni, maestose piante di cerro, nuclei rurali, antichi terrazzamenti e pronunciate pendenze. Informazioni presso l’Ente Parco che ha sede in Accettura, tel. 0835 675015.
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Il paese fantasma...uno dei paesini imperdibili della Basilicata, distrutto da una frana nel 1963 del vecchio paese restano le case aggrappate alla roccatura le quali si distingue l'antica torre normanna dell'antico borgo. Oggi è possibile visitarlo seguendo un percorso di visita guidata, lungo un itinerario che consente di percorrere le stradine in sicurezza....
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